BOOM DI SECONDE E NUOVE CASE

BOOM DI SECONDE E NUOVE CASE: QUALI SONO LE RAGIONI?

Tante case nuove e “seconde” case, alcune compravendite da paperoni e in generale la conferma della ritrovata voglia degli italiani verso il “mattone”.

Che il 2021 fosse stato un anno di ripresa del mercato immobiliare, si sapeva.

Adesso, però, sono arrivati i dati del Rapporto statistico del Notariato,

tra i più concreti a disposizione, perché non sono basati su stime o su stock di transazioni parziali,

ma riflettono fedelmente la situazione attingendo dagli atti notarili stipulati nel corso dell’anno.

Ecco che cosa ne emerge.

Quasi un terzo del mercato è a uso vacanza/investimento

L’anno scorso sono state scambiate 628.137 abitazioni in Italia.

Nel pieno della pandemia, nel 2020, l’asticella si era fermata appena a poco sopra i 510mila.

Dunque, un balzo notevole.

E già scendendo un po’ più nel dettaglio si scoprono alcune sorprese.

Sul totale, soltanto il 56,05% delle transazioni, circa 350mila, si riferisce alla “prima casa” (ossia è stato acquistato con l’agevolazione “prima casa”),

mentre una quota molto consistente (oltre 270mila abitazioni) riguardava le seconde casesalite del 26% rispetto al 2020.

Questo significa che poco più della metà del mercato era composto da coppie o famiglie che prendevano casa per la prima volta,

o tutt’al più che cambiavano l’abitazione principale, mentre un’ampia fetta degli scambi è stato fatto per investimento.

E questo avviene per due motivi principali. Il primo è legato alla situazione patrimoniale.

Gli italiani hanno stipendi bassi, ma conservano uno stock di risparmio privato imponente:

secondo il Censis, 4.806 miliardi tra depositi in banca e altri strumenti finanziari.

Tra crisi, volatilità dei mercati, obbligazioni come i Bot o i Btp che non rendono quasi nulla,

si è tornati a riporre fiducia nel mattone e mettere a reddito le abitazioni.

Il secondo motivo è legato al nuovo scenario sociale, dove sono cambiate le priorità e le abitudini di lavoro.

È rimasta una quota di smart working e molte famiglie, magari composte da autonomi o professionisti,

non obbligati all’orario di ufficio, hanno capito di poter lavorare a distanza agevolmente anche per periodi prolungati.

Di conseguenza, la casa al mare o in montagna non è più solo il luogo della villeggiatura di agosto o dicembre,

ma un posto da vivere molti mesi all’anno.

Balzo degli immobili nuovi: cambiano le abitudini degli italiani?

Un altro dato interessante riguarda le case “nuove” rispetto a quelle già usate,

dal momento che le prime hanno assunto un ruolo di rilievo.

Le prime case acquistate da impresa sono state poco meno di 28.500 mentre le seconde case, dello stesso tipo, oltre 52mila.

Nel complesso, significa che il 14% degli scambi totale riguardava immobili residenziali nuovi, e l’86% scambi tra privati.

Sia questo dato, sia quello precedente, relativo al peso delle seconde case sul totale degli scambi,

sono sensibilmente diversi rispetto a quelli offerti da numerosi report elaborati dai network di agenzie immobiliari,

che assegnano quote più basse alle due componenti.

Un altro aspetto interessante, anche questo legato allo scenario post Covid, è che molte famiglie hanno deciso di cambiare vita e magari regalarsi,

per gli anni a venire, la villetta lontano dal caos, immersa nel verde, fatta su misura.

Ecco perché nel corso del 2021 sono stati venduti quasi 43mila terreni edificabili.

In sintesi, il mercato 2021 è cresciuto di oltre il 34% rispetto al 2020.

Un’accelerazione cui ha contribuito anche il livello molto abbordabile dei tassi sui mutui

(che hanno iniziato a salire proprio tra fine 2021 e inizio 2022)

e l’abbondante disponibilità di sgravi fiscali legati a recuperi edilizi, ristrutturazioni, bonus giovani.

E i prezzi?

Prezzi a due velocità

Anche se le medie nazionali hanno un valore limitato, rispetto agli spaccati territoriali,

 

le tabelle sui valori elaborati dal Notariati forniscono numerosi spunti interessanti.

In fatti di prime case usate, scambiate cioè tra famiglie, la fetta più larga del mercato (136.144 pezzi)

è composta da abitazioni che non superano i 100mila euro di valore.

Sono prezzi con cui, in città come Roma e Milano, si può puntare al massimo a un monolocale in periferia.

Non certo a una casa dove mettere su famiglia.

Ma questo dimostra l’esistenza (non solo in Italia, è così ovunque) di mercati a due velocità,

perché se nei grandi capoluoghi i prezzi sono ormai andati alle stelle,

la gran parte del mercato che gli agenti immobiliari si trovano a dover affrontare,

si “gioca” nelle città minori e in periferia, dove sono in ballo valore molto più contenuti.

Il prezzo medio in Italia per le compravendite di prima casa tra privati è stato di 115.000 euro (nel 2019 era 110.000 circa),

mentre per le case nuove, acquistate da impresa, si sale tra i 210mila 230mila euro, in aumento sia rispetto al 2019 sia al 2020.

Andando invece verso la parte più alta della forchetta, l’anno scorso,

sono state acquistate 4.630 case con valore superiore al milione di euro, oltre la metà delle quali erano seconde case nuove

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